LA SOSTENIBILITÀ NEL CIBO DEL FUTURO
Il pianeta Terra, lo sappiamo, è un posto pieno di controsensi e paradossi: per ogni persona malnutrita ce ne sono due obese o in sovrappeso e ogni anno muoiono per denutrizione 36 milioni di persone, mentre allo stesso tempo 29 milioni muoiono per eccesso di cibo. Questo è solo uno dei paradossi che oggi colpisce il nostro sistema agroalimentare. Sfortunatamente è facile chiedersi come sia possibile che tale divario persista, ma non altrettanto darvi una risposta. Occorre un cambio di rotta e il primo passo sta senza dubbio nel ridurre gli sprechi alimentari e dare vita a un ecosistema equilibrato. L’idea che buttare via il cibo sia una cosa deprecabile è infatti un problema culturale. Per questo motivo alcuni suggeriscono alle aziende del settore alimentare di continuare a sviluppare sempre più nuove forme di “convenience food”, caratterizzate da un elevato livello nutritivo e supportare parallelamente le persone nell’ottica di ridurre al minimo gli sprechi, risparmiando risorse.
Applicare la sostenibilità già a livello domestico e nel quotidiano può voler dire pianificare meglio il “menù” della settimana e di conseguenza la spesa, attenendosi a una lista e scegliendo più prodotti locali; utilizzare correttamente il frigorifero e il freezer per la conservazione degli alimenti; limitare la produzione di scarto in cucina durante la preparazione dei cibi o utilizzarlo in altro modo come per insaporire o ad esempio per concimare le piante; così come non andrebbe sprecata l’acqua corrente o l’impiego di rifiuti usa e getta, privilegiando piuttosto scelte riutilizzabili o quanto meno riciclabili.
Essere consapevoli dell’impatto che il nostro stile di vita comporta sull’ambiente è diventato di centrale importanza, dal cibo che mangiamo al modo in cui utilizziamo i mezzi di trasporto o viviamo nelle nostre case in termini di consumo di energia e di risorse. La maggior parte della popolazione mondiale potrebbe permettersi di mangiare meglio, tuttavia la povertà rimane una barriera cruciale per accedere a cibi nutrienti e sostenibili. In certe aree, una quota di fonti alimentari animali (compresi gli insetti) potrebbe fare la differenza per elevare la qualità nutrizionale dei pasti, mentre nei Paesi sviluppati, potrebbe avere senso in futuro investire in nuove proteine alternative. Ecco perché è sempre più cruciale chiedersi come sarà il cibo del futuro e come cambieranno le nostre abitudini alimentari.
LA CARNE SINTETICA
L’eccessiva produzione di carne ha un impatto significativo sul cambiamento climatico e alcune startup emergenti hanno già iniziato a proporre sistemi di produzione alternativi, con cibi ad alto apporto nutrizionale, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale derivante dagli allevamenti intensivi a favore di nuove forme nutrizionali più sostenibili. E’ il caso del sistema di produzione alternativo come quello della cosiddetta “carne sintetica”, da diversi anni in sperimentazione.
Secondo le previsioni FAO, infatti, il consumo di carne potrebbe crescere del 70% nel mondo entro il 2050. Questo metterebbe freno alle azioni di limitazione del cambiamento climatico dal momento che gli allevamenti e la produzione di carne a livello industriale contribuiscono largamente alle emissioni di gas serra. La carne coltivata, ovvero prodotta in laboratorio da cellule animali, offre una soluzione al problema ambientale, oltre che una valida alternativa ai consumatori. Si tratta, in sintesi, di carne prodotta in vitro grazie a tecniche di «agricoltura cellulare», che permettono di far crescere e moltiplicare cellule prelevate da un animale vivo. Si può così evitare di allevare e uccidere un numero elevato di animali, riducendo le risorse impiegate e le emissioni prodotte rispetto agli allevamenti intensivi. La produzione di carne coltivata potrebbe ridurre l’impatto sul clima del 92%, l’inquinamento atmosferico del 93%, utilizzare il 95% in meno di suolo e il 78% in meno di acqua rispetto alla produzione industriale (dati CE Delft).
Inaspettatamente questo tema coinvolge chiunque. “Uno dei modi più efficaci per combattere la crisi climatica è trasformare il nostro sistema alimentare” afferma Leonardo DiCaprio, che ha deciso di supportare ben due aziende che producono carne coltivata: l’olandese Mosa Meat e l’israeliana Aleph Farms. Egli non è l’unico né il primo a schierarsi per la rivoluzione della carne prodotta in laboratorio. Richard Branson, fondatore del gruppo Virgin, e Bill Gates, il padre della Microsoft, sono per esempio tra i finanziatori della startup statunitense Memphis Meats.
I LIMITI DELLA TECNOLOGIA
Uno dei vincoli che oggi frena la produzione di carne coltivata è sicuramente l’inefficienza della tecnologia che non essendo ancora entrata a regime non potrebbe soddisfare tale domanda. Per questo, non solo di carne del futuro bisognerebbe parlare ma più propriamente di cibo del futuro in maniera allargata.
Da poco Knorr e WWF, hanno lanciato ’50 Future Foods’, una lista di cinquanta alimenti che dovranno diventare il centro della nostra dieta in un futuro che ci si augura più prossimo possibile. Tra gli alimenti principali troviamo le alghe, i legumi e i cereali poiché occorre concentrarsi sui vegetali, per contrastare il consumo di carne oggi non più sostenibile.
Ciò non basta. Occorre anche ottimizzare la ‘densità dei nutrienti’, cioè scegliere cibi le cui qualità possano compensare la quantità di cui non tutti possono godere, privilegiando prodotti locali e stagionali.
Ci aspettano dunque cambiamenti significativi nelle nostre abitudini di consumo in un futuro non più troppo distante.
Il cibo del futuro
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